. Secondo-l'anonimo, Nella voce del «Dizionario Biografico degli Italiani» riguardante Cola, J.-C. Maire Vigueur pone in evidenza l'incapacità del tribuno di comprendere l'evoluzione istituzionale in atto nel nord Italia attraverso l'istituzione delle signorie, dal momento che queste ultime erano da lui poste allo stesso piano delle baronie romane, Venezia appoggiava la riforma del «buono stato» mentre «la maiure parte delli tiranni de Lommardia lo desprezzaro», p.670

. Vd and . Epistolario, lettera del 27 luglio con una postilla del 5 agosto 1347: [?] et sumpta predicta militia, dispono in festo sancte Marie de mense augusti laurea tribunitia coronari solita in honoris premium actenus dari tribunis ab antiquo, pp.42-43

, Circa tale incoronazione, Agnolo di Tura del Grasso -Cronaca senese, cit., p. 551 -scrisse: «El dì de l'Asunsione de la Vergine Maria il detto tribuno fu incoronato da 5 corone di frondi di chuercia e l'altra di frondi di lella, l'altra di mortina, l'altra d'orbaco e la quinta d'ulivo, con gran festa e onore, e lo detto tribuno signoregiava Roma con gran justitia». Circa il possibile ricorso alla terza parte della Graphia aureae urbis per la preparazione di questa cerimonia, Secondo Cola, una parte delle corone utilizzate in quella occasione era stata realizzata con erbe e piante raccolte sotto l'arco di Costantino. Vd. anche ibidem, vol.II, p.16, 1929.

. Vd and . Le, lettere indirizzate al papa del 15 e del 30 agosto, nelle quali Cola spiega al pontefice la tradizione delle sei corone: Epistolario, cit, Vd. anche M. Jallet-Huant, L'aventure impossible, pp.66-68

. Vd and C. Chronicon-estense, Con riguardo al complesso della cerimonia, vd. le riserve espresse da F. Gregorovius circa la salute mentale di Cola. Lo studioso tedesco, che considerava i diritti sovrani del popolo romano alla stregua di una superstizione nazionale, definì l'incoronazione del tribuno «la caricatura fantastica in cui si seppellì l'Impero di Carlo Magno»: vd. F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medioevo, cit, pp.328-333

. Vd and . Epistolario, 247: Palmam argenteam in manu tenebit, more imperatorum in maiestate sedentium, habentium orbem in manu, quia forma rotunda semper abilis est ad motum, et more Romani principis, quia omnia Cesar erat, quia Roma caput mundi. L'iscrizione Roma caput mundi figurava altresì su due tipi di moneta coniati dal Comune all

, In seguito Cola spiegherà che Dio l'aveva giustamente punito ed espulso da Roma per essersi paragonato al Cristo nel giorno della propria incoronazione. Nella prefazione alla pubblicazione della corrispondenza del tribuno -vd. ibidem, pp. IX-X -Annibale Gabrielli afferma che il carattere religioso e mistico di questa cerimonia è legato alla tradizione medioevale e che «il misticismo del tribuno in quelle cerimonie è ben altro da quello che lo invase nella prigionia di Praga». Ibidem, pp.IX-X

. Ibidem, lettera all'arcivescovo di Praga: [?] nam debetis scire quod ille qui triumphavit de Cleopatra, regina Egipti, fuit Octavianus Augustus, nepos Cesari, qui reversus Romam cum triumpho, impositum est sibi nomen Augusti. [?] et sic, ob vanitatem meam, ego, coronatus mense augusti, p.175

. Ibidem, Item quod nullus imperator, rex, princeps, marchio, sive quovis alio censitus nomine cum gente audeat in Italiam introire sine vestre Sanctitatis vel Romani populi licentia speciali: ad que me induxit pura quam habeo ad Ecclesiam sancta fides, p.59

L. Cronaca-senese-di-tura-del-grasso, attività diplomatica che il papa innescò contro Cola. Vd. Cronaca senese, cit., p. 552: «Un ambasciatore e legato del papa vene a Siena a dì 21 di novembre, espose a' signori Nove come il tribuno di Roma era contra a la Chiesa di Roma e occupava i beni di Santa Chiesa di Roma e per questo il papa intendeva procedere contra al detto tribuno, e così domandò aiuto a' Sanesi». Sui combattimenti a porta San Lorenzo, sulla morte di Stefanuccio Colonna e sull'investitura del figlio di Cola a cavaliere, pp.81-87

. Da-avignone, All'interno della lunga lista di accuse lanciate contro tale "figlio del demonio" figuravano la sua immersione nel fonte battesimale di Costantino, la citazione del papa e dell'imperatore, la messa in dubbio della legittimità dei sette elettori, l'abrogazione di tutti i privilegi concessi dal popolo romano, l'ambizione di accedere alla dignità imperiale, d'aver vituperato la Chiesa, d'essersi arrogato la giurisdizione sul clero e d'aver offeso i diritti ecclesiastici con la confisca dei beni e l'imposizione di nuove gabelle. Vd. O. Raynaldi, Annales ecclesiastici, Parisiis, Consociationis Sancti Pauli, 1864-1883, XXV (année 1347, § 17-20). Per le ultime settimane di Cola al potere vd, Nuova Cronica, XIII 105. Massimo Miglio descrive questa rinuncia «psicologica e politica» come logica conseguenza d'una presa di coscienza del fallimento del suo progetto politico: vd. M. Miglio, Scritture, p.97

. Vd and . Epistolario, Cola riteneva che la morte dei suoi due carcerieri avvenuta nello stesso giorno fosse un aiuto divino, p.170

, Nella simbologia cristiana il drago è un'incarnazione di Lucifero vinto dall'arcangelo Michele e precipitato all'inferno. Tra i peccati capitali, il basilisco, re dei serpenti, simboleggia la lussuria; il leone aveva un doppio significato, che poteva essere positivo quando fungeva da modello dell'uomo eroico, negativo se simboleggiva il demonio. L'intenzione di Cola è evidente dal momento che nel Medioevo il Cristo è spesso rappresentato in lotta con il drago, il leone ed il basilisco. Circa questa pittura Philippe Sonnay ha scritto: «il est frappant de voir Cola revenir au genre allégorique qu'il avait vraisemblablement abandonné pendant le Tribunat». Vd. P. Sonnay, La politique artistique de Cola di Rienzo, cit, p.41

O. Voir, . Raynaldi, C. Annales-ecclesiastici, and . Xxv, Dopo un possibile transito a Napoli, Cola si rifugiò in un eremo di "fraticelli" in Abruzzo, dove restò probabilmente sino al 1350. Influenzati dalle teorie di Gioacchino da Fiore, questi frati francescani attendevano l'arrivo dell'epoca dello Spirito Santo, che avrebbe fondato sulla terra il nuovo regno di Dio. Erano assertori dell

. Cresciuto and . Francese, Carlo IV sposò Bianca di Valois nel 1329. Venne eletto re dei Romani nel 1346, contro Ludovico IV di Baviera e, nel 1347, divenne re d'Italia

. Vd, In questa lettera, Cola si difende dalle accuse di eresia, in modo particolare da quella d'aver negato il libero arbitrio dell'uomo, insiste sulla corruzione del clero, difende la vita e le teorie dei "fraticelli", manifesta la sua convinzione rispetto alla veridicità delle profezie e annuncia il prossimo avvento dello Spirito Santo. Come farà Petrarca più tardi, sempre in una lettera a Carlo IV, Cola rievoca la magnanimità di Giulio Cesare e rimprovera all'imperatore di non seguire più l'esempio dei suoi predecessori tenendolo in prigionia. Vd. anche la lettera del 15 agosto 1350 ad Ernest de Parbubitz, arcivescovo di Praga: vd. Epistolario, cit, Per la corrispondenza tra Cola e la cancelleria imperiale, vd. F. Borchardt, First Contacts with Italy: German Chancellery Humanism in Prague, pp.1-5, 1977.

. Vd and . Epistolario, Sulle attese escatologiche di questo periodo, la bibliografia è molto vasta; ci limitiamo a citare in questa sede alcune opere che si riferiscono anche a Cola, Briefwechsel des Cola di Rienzo, cit, vol.II, p.295

R. Rusconi, Millenarismo e centenarismo: tra due fuochi, pp.51-64, 1984.

E. Dupré-theseider, L'attesa escatologica durante il periodo avignonese, in L'attesa dell'età nuova nella spiritualità della fine del Medioevo, di Studi sulla Spiritualità Medievale, pp.67-126, 1962.

M. Reeves-;-e and R. G. Musto, Apocalypse in Rome. Cola di Rienzo and the Politics of the New Age, 1976.

, et 109. Gli stessi argomenti sono presenti in una lettera indirizzata all'arcivescovo di Praga, in cui Cola afferma: [?] quos quidem vades paratus sum, antequam assumam Romanum regimen pro Cesare, assignare prefecto Urbis, quamquam meo dudum emulo et hodie non amico: quem attamen confido meum futurum in imperii exaltatione conformem, pp.163-165

. Ibidem, e 110. Vd. anche M. Jallet-Huant, L'aventure impossible, pp.102-106

C. Epistolario, quidem volo hunc Cesarem sicut predecessorem suum matris mee, Romane videlicet civitatis, thalamum introire, sed lete et publice, sicut sponsus, non per unum Latinum tantum in thalamum nostre matris induci, sicut quondam dominus imperator, avus suus, introductus fuit latenter et per impedimenta viarum, per solum quondam dominum Stephanum de Columpna, a quo postea deceptus extitit et relictus; sed per totum populum exultantem. non denique sponsum ipsum ipsam sponsam eius et matrem nostram invenire volumus hospitam et ancillam, pp.167-168

. Ibidem, Romani et Italici, qui speciales filii existimus, tamen ex ancilla, que dudum regina fuit libera, facti prorsus adulteri, erimus legitimi filii et fideles; spero quod sponsus alter spiritualis, videlicet matris nostre legitimus, qui pro custodia castri Avinionensis sponsam suam in taberna reliquit, una cum ceteris paranimphis, licet in principio adversari forsitan se parabunt, tamen, cum viderint opus dominicum, quod videbunt, ad sponsam redire, Cesari applaudere et gratulari populis in integrum restitutis, potius quam resistere, festinabunt, et sic implebitur quod ipse idem papa, cum esset pontifex, prophetavit, in sermone videlicet, quod in iubilei confessione vulgavit, et sic domus matris nostre erit Ecclesia, non taberna, et nos omnes, p.168

. Ibidem, Ego autem nullum aliud a Cesare postulo premium, quod a Deo penitus concupisco, nisi ipso pacifice in sua exaltatione sedente peregrinationem michi concedat, nisi sibi forem apud Italicos opportunus

, Egli venne quindi inviato in Italia, senza alcun titolo ufficiale, e si ricongiunse in qualità di cavaliere all'esercito del cardinale Albornoz impegnato a restaurare l'autorità pontificia all'interno dello Stato della Chiesa 101 . Più tardi, nel 1354, l'Albornoz decise di nominare Cola senatore vicario di Roma per conto del papa e Cola fece un'entrata trionfale nella città il 1° agosto 1354, esattamente sette anni dopo dopo il giorno della sua investitura 102 . Nel proprio discorso ai Romani, Cola tentò di dimostrare l'ortodossia delle sue idee e della sua politica religiosa nel periodo del proprio tribunato e prese le distanze dalle profezie gioachimite

.. F. Vd and . Papencordt, Cola di Rienzo, cit., doc. XXIV, p.454

. Vd, la lettera di Petarca a Francesco Nelli -Fam. XIII 6 -in cui il poeta racconta dell'arrivo di Cola ad Avignone come prigioniero

.. P. Vd, . Colliva, . Il-cardinale-albornoz, L. Lo-stato-della-chiesa, and . Aegidianae, Studia Albornotiana, pp.1353-1357, 1939.

A. Romano and . Cronica, «La cavallaria de Roma li iessìo denanti fi' a Monte Malo (Mario, n.d.a.) colle frasche delle olive in mano in segno de vettoria e pace. Iessìoli lo puopolo con granne letizia, como fussi Scipione Africano. Fuoro fatti archi triomfali, pp.246-247

. Dopo-numerose-vicissitudini and . Di, Cola per ritornare ad un'organizzazione istituzionale maggiormente repubblicana sotto l'egida del potere pontificio. Gli statuti del Comune popolare vennero redatti nel 1360 e, all'interno delle istituzioni cittadine, iniziò ad imporsi una nuova milizia incaricata di limitare il potere dei baroni (fig. 7). Tale milizia, chiamata "Felice Società dei Balestrieri e dei Pavesati", divenne sempre più potente, sino ad identificarsi con il regime comunale 106 . Nel 1398, tuttavia, Bonifacio IX mise fine all'autonomia del Comune

J. Carlos and D. Amico, la Recherche en Sciences Humaines Équipe de Recherche sur les Littératures, les Imaginaires et les Sociétés

. Roma, ;. ». Lo-quale-voize-essere-campione-de-romani», and . Piur, Un episodio eroico della storia romana riportato da Tito Livio servirà all'Anonimo per chiudere la trattazione relativa a Cola e condannare il suo tentativo di fuggire dal Palazzo Senatorio. In precedenza Cola era uscito sul balcone del Palazzo con un gonfalone, tuttavia, come ci racconta Paul Piur, «una freccia trafisse la sua mano. Allora spiegò con le due mani il gonfalone e indicò silenziosamente le lettere d'oro S.P.Q.R. e l'insegna di Roma: riconoscimento simbolico della sua sorte collegata con quella della citta eterna

.. F. Vd, S. Gregorovius, . Della, C. Di-roma-nel-medioevo, and . Vi, , pp.464-637

A. Natale-;-e-j.-c.-marie and . Vigueur, La felice società dei Balestrieri e Pavesati a Roma e il governo dei Banderesi dal 1358 al 1408, pp.1-176, 1939.